martedì 20 maggio 2014

DON PEPIN GARCIA “10TH ANNIVERSARY” L.E. 2013

VITOLA: Toro
TAGLIA: Cepo 52  x 165 mm di lunghezza

Nato a Cuba alla fine del 1950, Josè Pepin Garcia iniziò a lavorare nella fabbrica di sigari di suo zio alla tenera età di 11 anni. Meno di due anni più tardi, si trasferì alla fabbrica di esportazione di sigari di Félix Rodríguez, dove ha lavorato fino al 2001, quando lasciò Cuba per il Nicaragua.
Al suo arrivo in Nicaragua, ha lavorato per la Tabacalera Tropical, una società avviata da Pedro Martin, prima di essere acquisita da Eduardo Fernandez di Aganorsa nel 2002.
Nel giugno 2002, decide di rendersi indipendente aprendo una piccola fabbrica a Miami chiamata El Rey de los Habanos, in zona Little Havana. Si fa conoscere al grande pubblico per un sigaro che porta il nome della sua azienda, altre ai vari Don Pepin Garcia Blu, Don Pepin Garcia cubano Classic (Black Edition) e Don Pepin Garcia Serie JJ. Ha poi collaborato con Pete Johnson alla realizzazione della linea chiamata Tatuaje, anch’essa reduce dai festeggiamenti per i dieci anni di attività.

Quella che era nata come piccola fabbrica dal nome altisonante, si è col tempo  trasformata ed evoluta in quella che noi oggi conosciamo come My Father Cigar, società con sede in Florida e fabbriche di produzione sigari in Nicaragua, diventando di fatto, uno dei più grandi nomi nell’industria del sigaro havana, con un trio di volti che rappresentano la società: Pepin e i figli, Jaime e Janny.
Il sigaro che andiamo a presentare, nasce per celebrare i dieci anni di attività e di fatiche di Josè Garcia. Ci sembrava quindi giusto iniziare con una premessa storica sul percorso professionale di Don Pepin.

La scatola si presenta in maniera imponente ed elegante: uno scrigno in legno con chiusura a gancio in ottone, a forma di uncino. Il logo regale applicato nella parte superiore del box, viene riportato nel sottocoperchio stampato in oro su velluto blu.
I quattordici sigari presenti nella scatola, sono suddivisi in slide lid boxes, che rendono il packaging davvero accattivante. Una volta estratto, il sigaro non delude le aspettative: la capa di origine ecuadoregna (binder e filler sono invece puro nicaraguensi) presenta alcune venature, un colore maduro uniforme, dai toni bruni, davvero luminoso, contrasta esaltando, l’anilla che lo avvolge.

La costruzione risulta essere eccellente, un riempimento regolare si rileva su tutta la lunghezza lasciando, al tatto, una sensazione di grasso untuoso.
Al naso, un profumo medio di legno e cuoio non ci colpisce particolarmente per intensità, decidiamo quindi di procedere all’intestatura e all’accensione del sigaro.
Il tiraggio conferma la perfetta costruzione, regolare così come la combustione, offre puff “calibrati”, con una forza nicotinica medio leggera. La cenere davvero molto compatta, di colore bianco, si stacca solo sotto la pressione delle nostre dita.
Al palato risulta metallico e asciutto, con un persistente retrogusto sapido. Gli aromi sprigionati si faticano a distinguere l’un l’altro, riconosciamo legno e tostato, con punte pepate. A tratti dolce, si mantiene asciutto per tutta la durata della fumata, non si evince nessuna particolare evoluzione degli aromi, solo la forza nell’ultimo tercio acquista corpo, raggiungendo un livello medio.
La fumata termina dopo quasi un’ora e mezza, con un’unica correzione del bracere. Non abbiamo accompagnato il sigaro con alcun distillato, ma ne consigliamo l’abbinamento a qualche bollicina non troppo strutturata. Nel complesso questo Don Pepin si presenta con un buon equilibrio e una media complessità, ci ha delusi la scarsa evoluzione, che lo rende un sigaro nel complesso uniforme, ma di una costruzione e tiraggio impeccabili. Adatto al pomeriggio o alla fumata serale e consigliato agli amatori di caraibici di forza medio leggera, come i Davidoff.
Per chi ama collezionare, questo è un esempio, insieme al suo packaging regale, da non farsi sfuggire!

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